Devo solo alzare la testa e il mondo s’apre davanti ai miei occhi, mi sale nel cuore. Quand’ero bambina, volevo vivere su un’isola. Una donna sola, potentemente sola. (Marion)
Ispirato al film “Il cielo sopra Berlino” di Wim Wenders
Il dipinto può essere esplorato attraverso vari livelli di lettura:
Il Barone rosso, Manfred Von Richtoffen, è l’astro sfolgorante ammirato da tutti ed è l’idolo dei giovani che aprendo le braccia come ali di aeroplano sognano di imitarne le gesta. L’aspetto giocoso, testimoniato dalle figure in primo piano vestite a toppe come Arlecchino, si manifesta anche nel triplano del Barone disegnato come un fumetto (ripreso da una tavola di Hugo Pratt). Gioco, favola, commedia dell’arte si mischiano nella composizione del dipinto.
Ma il Barone Rosso significa anche guerra e alla baldanza dei giovani si sovrappone la morte rappresentata dal cielo rosso in un triste ossimoro: la morte giocosa o la gioia mortale.
Siamo a Berlino, “il cielo sopra Berlino” è solcato dal triplano del Barone rosso ma come nel film di Wenders ci sono gli angeli che osservano silenziosi le gesta degli uomini. Gli angeli si manifestano come nelle poesie di Rilke (Con un cenno della fronte respinge/lungi da sé ogni vincolo, ogni limite/perché per il suo cuore passa alto e immenso il ciclo/degli eventi che ricorrono eterni…)
Peter Handke, Elogio dell’infanzia
Quando il bambino era bambino,
camminava con le braccia ciondoloni,
voleva che il ruscello fosse un fiume,
il fiume un torrente
e questa pozzanghera il mare.
Quando il bambino era bambino,
non sapeva di essere un bambino,
per lui tutto aveva un’anima
e tutte le anime erano un tutt’uno.
Quando il bambino era bambino
non aveva opinioni su nulla,
non aveva abitudini,
sedeva spesso con le gambe incrociate,
e di colpo si metteva a correre,
aveva un vortice tra i capelli
e non faceva facce da fotografo.
Quando il bambino era bambino,
era l’epoca di queste domande:
perché io sono io, e perché non sei tu?
perché sono qui, e perché non sono lì?
quando comincia il tempo, e dove finisce lo spazio?
la vita sotto il sole è forse solo un sogno?
non è solo l’apparenza di un mondo davanti al mondo
quello che vedo, sento e odoro?
c’è veramente il male e gente veramente cattiva?
come può essere che io, che sono io,
non c’ero prima di diventare,
e che, una volta, io, che sono io,
non sarò più quello che sono?
Quando il bambino era bambino,
si strozzava con gli spinaci, i piselli, il riso al latte,
e con il cavolfiore bollito,
e adesso mangia tutto questo, e non solo per necessità.
Quando il bambino era bambino,
una volta si svegliò in un letto sconosciuto,
e adesso questo gli succede sempre.
Molte persone gli sembravano belle,
e adesso questo gli succede solo in qualche raro caso di fortuna.
Si immaginava chiaramente il Paradiso,
e adesso riesce appena a sospettarlo,
non riusciva a immaginarsi il nulla,
e oggi trema alla sua idea.
Quando il bambino era bambino,
giocava con entusiasmo,
e, adesso, è tutto immerso nella cosa come allora,
soltanto quando questa cosa è il suo lavoro.
Quando il bambino era bambino,
per nutrirsi gli bastavano pane e mela,
ed è ancora così.
Quando il bambino era bambino,
le bacche gli cadevano in mano come solo le bacche sanno cadere,
ed è ancora così,
le noci fresche gli raspavano la lingua,
ed è ancora così,
a ogni monte,
sentiva nostalgia per una montagna ancora più alta,
e in ogni città,
sentiva nostalgia per una città ancora più grande,
ed è ancora così,
sulla cima di un albero prendeva le ciliegie tutto euforico,
com’è ancora oggi,
aveva timore davanti a ogni estraneo,
e continua ad averlo,
aspettava la prima neve,
e continua ad aspettarla.
Quando il bambino era bambino,
lanciava contro l’albero un bastone come fosse una lancia,
che ancora continua a vibrare.